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DOLORE ALLA SPALLA

La spalla è l’articolazione più complessa, più sofisticata e con maggiori possibilità di movimento di tutto l’organismo. Formata da ossa (omero, scapola e clavicola)legamenti, è associata a tendini, muscoli, nervi che controllando la muscolatura ne permettono i movimenti, e vasi sanguigni che consentono la sopravvivenza dei tessuti che la compongono. Questa sua peculiarità però spesso entra in netto contrasto con una una maggiore instabilità e da questa i traumi, i microtraumi ripetuti o le disfunzioni meccaniche indotte e cioè disfunzioni imputate alla spalla ma che in realtà hanno origine in altri settori del corpo, diversi e lontani da essa.

Ripetiamo anche in questa occasione, perchè fondamentale, la nostra linea guida: per arrivare ad una soluzione del problema, sono necessarie  tre situazioni:

  1. Individuare con precisione e certezza la causa del problema.
  2. Fornire la terapia specifica per il problema riscontrato.
  3. La preparazione del terapista.

NB: se disideri approfondire questo argomento, clicca qui.

 

Quali sono le maggiori cause di dolore alla spalla

Vediamo ora alcune delle maggiori cause di dolore alla spalla. Non è nostra intenzione formulare un trattato di anatomia che potrebbe risultare difficile e noioso, bensì quello di fornire alcune indicazioni utili a comprenderne le cause ed aiutare il paziente nella risoluzione del problema.
Puoi entrare nelle rispettive pagine cliccando su ciò che desideri approfondire.

  1. Tendinopatia del sovraspinoso nello specifico
  2. Calcificazioni nella spalla
  3. Tendinopatia della cuffia dei rotatori 
  4. Dolore sottoscapolare 

 

 

 

 

 

 


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CONOSCERE IL DOLORE

Conoscere il dolore è importante per la nostra salute

Questo è un articolo che può contribuire ad aiutare le persone a migliorare la qualità della propria vita.

Che cos’è il dolore?

La IASP (International Association for the Study of Pain) è l’associazione internazionale sullo studio del dolore. Essa definisce il dolore come una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un danno tissutale attuale o potenziale.
Che significa tutto ciò?
Significa che il dolore può essere di tipo fisico (ferita, ustione, dolore meccanico) oppure di tipo emozionale, (lutto, dispiacere, depressione, insoddisfazione).
Parliamo in questo articolo, della natura fisica del dolore, cioè il meccanismo attraverso il quale uno stimolo raggiunge il cervello dove viene elaborato.
In ogni parte del corpo sono presenti i recettori del dolore, ovvero terminazioni nervose specializzate nel riconoscere stimoli in grado di produrre potenzialmente o concretamente un danno nel tessuto. Gli stimoli che attivano i recettori sono tipicamente di natura meccanica, chimica, termica, e sono chiamati nocicettori.
I nocicettori rispondono a stimoli meccanici facendoci provare dolore quando il nostro corpo subisce una pressione meccanica eccessiva. I nocicettori chimici rispondono a sostanze che possono provocare reazioni tali da ledere i tessuti, ad esempio le sostanze infiammatorie. I nocicettori termici invece ci avvisano del pericolo di ustioni o congelamento.
Compito del dolore fisiologico è quindi quello di proteggere il nostro organismo da eventi pericolosi per la salute o per il mantenimento della vita. Il dolore cioè è una protezione. Questa affermazione è bene sia ricordata per comprendere quanto scritto successivamente.

Ora prendiamo ad esempio un dolore lombare, ed analizziamolo.

Abbiamo visto che il dolore è una sensazione spiacevole che origina per attivazione dei nocicettori periferici. Questo significa che nella lombare dolente vi sono i nocicettori che sono stati attivati.
Come mai? Si potrebbe dire, come quasi sempre avviene, che c’è un’infiammazione. Ammesso sia vero (abbiamo visto infatti che vi sono anche nocicettori che si attivano alle sole pressioni elevate, di tipo quindi “funzionale”), come mai c’è questa infiammazione? Da cosa è generata? Se vengono attivati i recettori meccanici (pressione, danno, usura) e non quelli chimici (infiammazione), ha effetto l’antinfiammatorio? Possiamo curare la causa agendo in questo modo?

Assolutamente no! Ecco il perché, in molti casi, il dolore lombare non cessa con il solo utilizzo dell’antinfiammatorio. Non cessa perché le cause sono funzionali quindi non infiammatorie. Queso tipo di situazione si verifica in ogni settore del corpo, in cervicale, nel mal di testa, nelle spalle, nelle articolazioni, nei tendini, nei muscoli. I recettori del dolore funzionale sono ovunque. 

Dolore acuto e cronico.

Il dolore è definito acuto quando è recente, associato ad un danno del tessuto, quindi per attivazione nocicettiva, generalmente ben localizzato, di rapida risoluzione se il percorso attivato sarà corretto.
Se trascurato (interpretazione non corretta del dolore, cioè non lo analizzo come avvertimento/protezione indagando le cause!) può degenerare nel dolore di tipo cronico.
Il dolore cronico è definito tale quando supera i 3 mesi anche non consecutivi, o comunque quando supera un lasso di tempo considerato ragionevole per la sua guarigione.
In genere si tratta di dolore acuto trascurato perché non si è agito sulle vere cause bensì sull’effetto, quindi molto spesso determinato dal persistere dello stimolo dannoso che mantiene la stimolazione nocicettiva anche quanto la causa iniziale si è ridotta. Si accompagna ad una importante componente emozionale e psicorelazionale e limita la performance fisica e sociale del paziente. E’ un dolore difficile da curare: richiede un approccio globale e multidisciplinare, gestito con elevato livello di competenza e specializzazione.

Il dolore quindi è molto più che una semplice sensazione, in quanto non è in relazione soltanto con la rilevazione di un danno tessutale, ma anche con l’impatto emotivo che questa comporta e con la minaccia o il timore di provare dolore o che lo stesso sia perennemente presente senza soluzione.

Agire sul dolore funzionale.

Attraverso le terapie manuali è possibile ripristinare la corretta funzionalità dei tessuti, delle articolazioni o del sistema viscerale quando la causa sia da attribuire alle disfunzioni meccaniche. L’Osteopata è il professionista che agisce in questo settore con competenza, portando il paziente in uno stato di benessere generale.

Conclusioni.

Il dolore è una protezione. É il meccanismo attraverso il quale il nostro corpo ci protegge. 
Le persone avvertono frequentemente dolore di tipo meccanico/funzionale, il quale attiva i recettori, ed il corpo entra in modalità avvertimento/protezione.
La via corretta è quella di analizzare questi avvertimenti ed intraprendere terapie dirette alle cause del dolore, che come abbiamo visto non possono essere ritenute sempre come infiammatorie.
Le cause se trascurate, diventano invalidanti nel tempo e possono condurre il paziente in aspetti ben più complessi definiti bio-psico-sociali.

Mai trascurare il segnale che il nostro corpo ci manda. Pagheremo un prezzo caro più avanti. Questo è certo.

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OSTEOPATIA PROFESSIONE SANITARIA!

Osteopatia e chiropratica sono finalmente due professioni sanitarie!

Il riconoscimento di queste due pratiche era atteso da tempo. Ora si passerà alla definizione delle competenze specifiche di ogni professionista

Osteopatia e chiropratica sono da oggi professioni sanitarie a pieno titolo. «Una grande soddisfazione» dopo l’approvazione del decreto di legge sulla Riforma degli Ordini e le Sperimentazioni Cliniche che finalmente ha dato un riconoscimento ufficiale a queste due pratiche all’interno del Sistema sanitario nazionale.

Definizione del professionista

«Dopo aver festeggiato, ci metteremo al lavoro per il prossimo step, ovvero per definire le competenze professionali dell’osteopata, un passaggio fondamentale per delineare i confini e gli ambiti della professione all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, e la sua formazione. In tutti questi anni la categoria è cresciuta molto e il suo riconoscimento è un grande passo avanti, anche e soprattutto per la tutela e la salute del paziente» continua la presidente. «L’accessibilità per i cittadini migliorerà e grazie all’istituzione di un albo i pazienti potranno orientarsi nella ricerca del professionista».

Leggi l’articolo qui:  la Sanità.

 

entra nella sezione OSTEOPATIA del sito:

Osteopatia strutturale


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caviglia e blocco articolare

La Caviglia

La Caviglia BSC (Pdf)

 

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Corso estivo di logopedia: percorsi di lettura per la dislessia

LOGOPEDIA ESTATE

PERCORSI DI LETTURA … AFFRONTIAMO INSIEME LA DISLESSIA

Il corso si articola in incontri di lettura assistita e condivisa, che alterna momenti di esercizi collettivi ad altri individualizzati, mettendo a frutto tutte le potenzialità del lavoro di gruppo, sia sul piano del rafforzamento emotivo e dell’autostima, sia su quello della gestione di aspetti propriamente tecnici, legati al ritmo ed alla fluidità della lettura.

Il miglioramento dei limiti legati alle difficoltà di lettura consente di affrontare con maggior serenità un compito altrimenti frustrante e di accedere al testo narrativo, scoprendone aspetti di interesse e piacevolezza, acquisendo al contempo nuove competenze linguistiche e lessicali.
I ragazzi partecipanti saranno invitati a proporre testi a loro scelta, condividendo interessi e aprendosi ad un confronto guidato, che stimola il legame e la relazione dialettica all’interno del gruppo e, al contempo, implica una riflessione e una sistematizzazione dei contenuti , che è parte fondamentale dell’apprendimento.

Modalità di svolgimento del corso

Il corso è strutturato per fasce di età, dalla terza alla quinta elementare e dalla prima alla terza media.

Durata: 8 incontri bisettimanali di 1 ora.
Numero partecipant: max 10. Il corso si a va con un minimo di 6 partecipanti .
Periodo: 12 giugno-9 luglio/10 luglio-6 agosto mercoledì 15.00-16.00 elementari/16.30-17.30 medie
venerdì 15.00-16.00 elementari/16.30-17.30 medie Costo del corso (8 incontri): 80,00 €
Sede: Centro BSC, via dei Mille 61, tel. 0461 392491

Consulenza logopedica

Alle famiglie viene offerta una consulenza logopedica gratuita, come spazio di confronto e riflessione per attivare risorse e strategie, finalizzate a sostenere la crescita armoniosa del bambino.

Contatti e informazioni

Logopedista: Elisabetta Rollandini cell: 3491526286
e-mail: logo@elisabettarollandini.it


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Sindrome di Haglund: sintomi e terapia

Cos’è la Sindrome di Haglund ?

Sindrome di Haglund: è una patologia infiammatoria che interessa la regione posteriore del tallone. E’ caratterizzata da una tendinite  inserzionale (tendine di Achille), da una borsite dell’omonimo tendine e da preminenza dell’osso del calcagno dovuta a crescita ossea per trazione del tendine stesso.

Spesso la sindrome di Haglundviene erroneamente confusa con la tendinite di Achille o tendinopatia inserzionale. A volte anche con con calcificazioni o spina calcaneare posteriore.

La sindrome di Haglundè una osteocondrosi dell’apofisi calcaneare posteriore. Essa richiede un terapia non breve associata a collaborazione attiva del paziente.

La protuberanza che si nota in età adulta rende difficile, a volte impossibile, l’utilizzo di calzature che schiacciano l’inserzione del tendine di Achille e la relativa borsa infiammata contro il tallone. Per questo motivo è importante porre attenzione e non trascurare un dolore nel calcagno. Questo specialmente in età giovanile (più negli sportivi) quando è tipico e possibile un problema di osteocondrosi.

Sintomi

Il dolore è localizzato nella zona della protuberanza. Nelle fasi avanzate e croniche può interessare anche la parte posteriore della gamba.

Inizialmente il dolore è avvertito dal paziente quando indossa calzature strette sul tallone e nella fase del passo. Nel tempo tale dolore può essere presente anche nei momenti di riposo.

Terapia

Ottimi risultati si raggiungono conla terapia ad onde d’urto, purché tali onde siano focali.

Questo è possibile in quanto le onde d’urto agiscono sulla rigenerazione dei tessuti attraverso un processo di autoriparazione del nostro organismo. Sono molto indicate nei casi di malattie e fratture ossee, vascolari proprio come le osteocondrosi, ma anche nelle patologie dei tessuti molli come legamenti, tendini, borse, pelle, muscoli e cellulite.

La novità è che i dati scientifici sembranodimostrare che la terapia meccanica (onde d’urto) produca effetti biologici utilissimi nella riparazione del tessuto.

Terapia questa indolore, non invasiva e priva di effetti collaterali.

 


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L’ artrosi della mano

Artrosi della mano

L’Artrosi in generale è una patologia degenerativa. Essa colpisce la cartilagine delle articolazioni, la quale si usura e si consuma in modo progressivo. La conseguenza sarà una deformazione delle ossa seguita da infiammazione della membrana sinoviale che avvolge l’articolazione interessata.

Questa patologia della mano in Italia colpisce circa 4 milioni di persone, di cui l’80% sono over 65 anni. Essa può colpire anche in età meno avanzata (spesso ne soffrono le donne dopo la menopausa). La malattia, se non affrontata, progredisce e diventa cronica apportando seri problemi alla vita quotidiana di chi ne soffre.

Le articolazioni colpite sono quelle tra metacarpo e falangi o tra le falangi oppure fra l’osso trapezio e il 1° metacarpo, alla base del pollice.

Artrosi della mano

Cause

L’artrosi della mano ha eziologia multifattoriale.

Arteriosclerosi, diabete, fattori genetici, fratture, invecchiamento (uomini), menopausa, obesità, svolgimento di lavori domestici.
Svolgimento di lavori pesanti (i muratori sono particolarmente colpiti dalla patologia), traumi alla mano, svolgimento di lavori precisi e continui (es cucire con ago).

Sintomi

Il sintomo principale dell’artrosi della mano è il dolore alle dita e alle mani che si manifesta in modo acuto al risveglio.  Anche dopo che la mano è stata tenuta ferma per qualche ora. Oppure dopo aver forzato l’arto.

Nei casi più gravi si manifesta anche quando la mano è tenuta a riposo. Altri sintomi caratteristici sono la rigidità, i rumori articolari, il gonfiore, i noduli che si formano attorno alle articolazioni delle dita.

Terapia fisica

Vista la diffusione del problema nella mano, utili sono le sedute di ultrasuoni in acqua seguite da terapia manuale con lo scopo di restituire la mobilità.

Artrosi della base del pollice, o Rizoartrosi

rizoartrosi-palmare - Artrosi della mano

Il dolore è localizzato nella base del pollice (foto 2 e 3). Esso è maggiore nel movimento, ad esempio tenendo un oggetto tra pollice ed indice, aprire un barattolo, girare una chiave, ecc.

Con il peggioramento di questo tipo di artrosi della mano il dolore aumenta di intensità anche a riposo. La funzione ne è ulteriormente compromessa. Trattandosi di artrosi non vi è ancora una terapia definitiva.

Il tutore, secondo la nostra esperienza, serve a poco se l’obiettivo è ristabilire la funzionalità. È vero che esso tiene il pollice fermo “impedendone l’uso” (quindi sentiamo meno dolore), ma questa non è certo la soluzione. Come sopra citato, quando si tratta di artrosi, ciò che aggrava    la situazione è il blocco del movimento (tutore).

rizoartrosi-dorsale - Artrosi della mano

Per ridurre drasticamente il problema dell’ artrosi della mano serve il movimento come per ogni articolazione sana. Questo perché il liquido sinoviale presente all’interno della capsula che avvolge l’articolazione, se rigenerato e pulito, ha proprio il compito di formare la cartilagine. Tutto ciò sta alla base per una buona conservazione delle superfici articolari. E tutto ciò avviene attraverso il movimento.

Ma il movimento genera dolore, così il paziente tende a proteggere la parte tenendola ferma, innescando un circolo vizioso: “ristagno di cataboliti” e conseguente riduzione del movimento. Ciò genera ulteriore aumento del problema e del dolore.

Terapia fisica

Una valida soluzione consiste nella terapia combinata in due fasi: una fase iniziale di qualche seduta di onde d’urto, seguita da una seconda breve fase di mobilizzazione articolare.

Con questa terapia fisica, indolore e di veloce risposta, il paziente riacquista il proprio benessere.

 


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Onde d'uto

Onde d’urto: terapia ed informazioni

Rivoluzione nei Centri BSC con l’arrivo di un’apparecchiatura indolore per onde d’urto di ultimissima generazione

Cosa è utile sapere sulle nde d’urto

La terapia di onde d’urto per alcune patologie è attualmente quanto di meglio si possa trovare. Ma esistono alcune differenze importanti tra le apparecchiature per onde d’urto in commercio.

Un paziente non sempre riceve la corretta terapia. Per questo motivo, come al solito cercando di usare parole comprensibili e chiare a chiunque, cerchiamo di fornire le informazioni necessarie per conoscere quello di cui abbiamo realmente bisogno.

Che cosa sono le onde d’urto

Onde d'urto Centri BSCLe onde d’urto sono onde acustiche ad altissima energia. Non sono ultrasuoni. Sono molto più potenti quindi più efficaci. Vi sono diverse tipologie di apparecchiature, e le onde emesse si differenziano in radiali e focali.

Tralasciando la spiegazione specifica che a nulla serve, ciò che invece è utile sapere è che, sostanzialmente, le onde RADIALI raggiungono una profondità nei tessuti ridotta, sono meno potenti, possono causare dolore nella loro esecuzione.

Il costo di ogni seduta è minore rispetto alle onde focali in quanto il dispositivo che le genera ha costi di acquisto e manutenzione molto inferiori (ben oltre la metà) e per questo motivo si trovano facilmente negli studi. Non hanno efficacia quando è richiesta un’azione profonda, anche se vengono usate comunque proprio per il basso costo.

Sono necessarie molte più sedute rispetto alle onde focali. Per alcune patologie sono completamente inutili. Le onde FOCALI sono più potenti, raggiungono profondità più importanti, hanno un costo di gran lunga maggiore nell’acquisto e nella manutenzione e quindi la loro applicazione ha un  costo maggiore anche per il paziente.

Sono le uniche che agiscono su alcuni problemi in modo risolutivo. Sono più difficili da reperire, ma proprio per la loro efficacia e potenza  solitamente sono sufficienti poche sedute (3/5).

Come agiscono le onde d’urto

Metodica non invasiva, le onde d’urto sono, in molti casi, sono una validissima terapia per la cura di molte patologie, anche e specialmente nella fase acuta, grazie alle sue proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio, antidolorifico ed “anti-edema” (cioè per contrastare il “gonfiore”), nonché per stimolare la riparazione tissutale.

In tempi più recenti, infatti, si sono mostrate efficaci anche nell’ambito della rigenerazione cutanea, accelerando il processo di guarigione di piaghe, ulcere e ferite “difficili” di varia origine, anche post-traumatica. Sono una efficacissima terapia nella disfunzione erettile di origine vascolare.

Sono dolorose?

La terapia consiste in una raffica di colpi (onde acustiche x 600/1000 colpi) a potenza medio/elevata per la durata di circa 10 minuti. In certi casi quindi i colpi possono essere dolorosi, ma nei Centri BSC da qualche settimana viene usata una apparecchiatura che, grazie al suo unico brevetto mondiale, utilizza un manipolo in grado di somministrare elevata energia senza dolore. E questa è una grande novità!

Controindicazioni assolute alle onde d’urto

Non si effettuano su encefalo, midollo spinale, gonadi.
Non si effettuano se nella zona da trattare vi sono patologie tumorali e tromboflebiti.
Non si effettuano in gravidanza e sugli organi cavi (es. polmone ed intestino).
Non si effettuano sulla spalla sinistra se il paziente è portatore di pacemaker.

Come si svolge la terapia delle onde d’urto

Onde d'urto Centri BSCLe sedute hanno la durata di circa 10 minuti. Vengono effettuate 3 sedute, una ogni settimana. Dopo la terza seduta si aspettano circa 20 giorni al termine dei quali si fissa un colloquio per analizzare il risultato. Come tutti i trattamenti di tipo “biologico” (che lavorano su una risposta da parte dei tessuti) il risultato non è immediato, ma si manifesta nel corso delle settimane.

Per tutto ciò spiegato, per correttezza verso il paziente e per effettuare una terapia efficace, presso i Centri BSC prima di intraprendere una terapia di onde d’urto, è necessario un colloquio gratuito. Nei Centri BSC vengono utilizzate sia onde radiali sia onde focali a seconda del problema da trattare.

Patologie per le quali le onde d’urto sono indicate ed efficaci

  • Neuroma di Morton
  • Epicondiliti/epitrocleiti
  • Dito a scatto
  • Dupuytren
  • Rizoartrosi
  • Calcificazioni
  • Tendiniti
  • Tendinosi
  • Dolore al coccige
  • Borsiti
  • Sperone calcaneare
  • Fascite plantare
  • Disfunzione erettile
  • Ulcere anche nel paziente diabetico
  • Sindrome degli adduttori
  • Meniscopatie
  • Tendinite/borsite della zampa d’oca
  • Tendinite d’Achille
  • Sindrome di Haglund
  • Esiti cicatriziali di strappi muscolari

I Centri BSC di Trento, Cles e Rovereto sono il Vostro riferimento in Trentino per la terapia con le onde d’urto.